IL FUMETTO AL SERVIZIO DELLA FEDE
In due libri, che coinvolgono Manzù, Don Giuseppe De Luca, Giovanni XXIII e Asterix, tre artisti lucani a confronto
Venerdì 6 marzo 2015, a partire dalle ore 18.00, in Castronuovo S.A., il MIG. Museo Internazionale della Grafica - Biblioteca Comunale “Alessandro Appella”- “Atelier Guido Strazza” ospiterà due appuntamenti in cui il libro diventa racconto intriso di arte e religiosità. Il primo incontro avrà come protagonisti Giuseppe Palumbo e Giulio Giordano, autori dei testi e dei disegni del libro a fumetti "I Cruschi di Manzù", edito da Lavieri.
A seguire, la seconda parte della serata vedrà la presentazione de "Il Presepe Preghiera" di Raffaele Pentasuglia, pubblicato dalle Edizioni della Cometa. Gli incontri, supportati dal contributo critico di Giuseppe Appella, saranno un'occasione per mettere in nuce il particolare fervore di Giacomo Manzù, il dono dell’amicizia di Don Giuseppe De Luca e Papa Giovanni XXIII, la creatività esuberante di Giordano e Palumbo, l’ateismo che si interroga di Pentasuglia. In ogni caso, le ispirazioni religiose non sono state mai irretite da canoni iconografici preordinati, riuscendo sin dall’inizio a trovare un tramite diretto tra l’enunciazione dell’immagine sacra e la verità dei propri sentimenti.
"Amare senza risposta è l'eterno": questa semplice frase, scritta da Manzù dietro un suo disegno, è il punto di partenza per una riflessione sulla religiosità laica dello scultore, che deriva da una vita vissuta intensamente, nell'amore, come nell'incontro con la morte, da una passione per il contatto con la materia, da un senso forte dell'amicizia e dell'onestà nei rapporti umani, da una ricerca dell'essenzialità del vivere.
L'alta religiosità laica di Manzù raggiunse l'acmé proprio nella Porta della Morte per San Pietro in Vaticano, a cui l'artista lavorò con alterne vicende dal '52 al '64. Per lo scultore era giunto il momento di mostrare al mondo la sua idea di pietà laica, per assemblare due facce di una stessa medaglia: il suo essere comunista con il suo cristianesimo di umili origini. In questo senso, nella Crocefissione, posta nel battente destro, emblema è la figura del partigiano, dotata di una semplice e profonda umanità e di un dolore universale. L'opera bronzea, dedicata a Papa Giovanni XXIII, fu realizzata grazie al fondamentale intervento del sacerdote lucano Don Giuseppe De Luca che, in un pranzo in Vaticano a base di pasta e fagioli, voluto da Papa Giovanni XXIII, portò una busta di peperoni rossi essiccati al sole e li fece friggere dalla suora che si occupava dei pasti del Papa. In questo modo, la zuppiera con la pasta e fagioli fu accompagnata dal grande piatto con i peperoni cruschi, lucidi e croccanti, che attrassero l’attenzione del Papa e ne accesero l’interesse al momento in cui li assaggiò. In quello stesso momento, Don Giuseppe disse al Papa del cruccio di Manzù per la “porta” che non andava avanti dal 1947 e il Papa, tra un peperone e l’altro, confermò che sarebbe stata portata a compimento immediatamente. L’episodio, strettamente lucano, ricordato da Leonardo Sinisgalli ne La foglia ’mmesca – e da Giuseppe Appella che ha ispirato gli autori – oltre ad assumere i caratteri di una vera e propria leggenda, è alla base della doppia opera raccontata nel volume “I Cruschi di Manzù” attraverso una formula originale: il fumetto. Giulio Giordano, attraverso i suoi fumetti, eseguiti grazie all’assistenza della Red House Lab – Scuola lucana di fumetto e la direzione di Giuseppe Palumbo, ha brillantemente ripercorcorso tutta la storia della Porta di Manzù senza sottrarsi alla ricerca del sacro, al senso del mistero, alle espressioni del sentimento religioso, alle vitali suggestioni della fede. “Ogni fumetto che fa pensare è fumetto religioso” amava ripetere Domenico Volpi, per oltre vent’anni direttore dello storico settimanale per ragazzi il Vittorioso, affermazione che sembra dilatare il senso della famosa frase di Norberto Bobbio: “La vera differenza non è tra chi crede e chi non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa”.