Franco Gentilini nasce a Faenza il 4 agosto del 1909. Dopo essere stato a bottega da un intagliatore e lavorante ceramista, nel 1925 incontra Giovanni Romagnoli che lo presenta a Nino Bertocchi. Subito dopo partecipa alla “Seconda Mostra del Risveglio Giovanile”. Nel 1930, è a Parigi per vedere gli Impressionisti. Al ritorno espone alla XVII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia dove sarà presente, in seguito, nel 1936, 1938, 1940, 1942 (14 opere), 1948, 1950, 1952 (9 opere), 1958 (sala personale), 1966 (sala personale) e nel 1968. Nel 1932 si trasferisce a Roma, frequenta la Terza Saletta di Aragno, conosce Ungaretti, Cardarelli, Barilli, Mucci, Cecchi, Sinisgalli, Diemoz, Beccaria, Cagli, De Libero, Falqui. L'ambiente della “Scuola Romana”, con l’espressionismo barocco di Scipione e Mafai, ha una grande influenza sul suo lavoro. Negli anni Quaranta, affianca all’attività pittorica una intensa produzione grafica, con collaborazioni a riviste come "Primato" e "Documento", entra in contatto con il collezionista e mercante d'arte Carlo Cardazzo che sarà tra i suoi principali promotori anche all'estero. Nei ripetuti soggiorni parigini matura uno stile in cui trovano spazio anche le nuove correnti internazionali del cubismo e del surrealismo, le ricerche materiche che lo allontaneranno dai nudi di donna, dalle vedute dei viali cittadini, dalle ballerine che ricordavano Degas. Negli anni Cinquanta, riceve il "Premio Vie Nuove" per la pittura, tiene una personale a Parigi, alla Galerie Rive Gauche, dove conosce Dubuffet, realizza le scene e i costumi di teatro per l’Anfiparnaso di Orazio Vecchi, rappresentato al Teatro Eliseo di Roma, collabora con la rivista “Civiltà delle Macchine” diretta da Leonardo Sinisgalli, partecipa a Rassegne di Arte Italiana Contemporanea in Spagna e Francia, in Giappone e a San Paolo del Brasile. Durante una personale a New York, riceve l’incarico dalla rivista “Fortune” di Chicago, per realizzare una serie di tele sui Ponti di New York. Intanto, la pittura si è fatta scabra, il colore, miscelato con la colla e la sabbia, sfuma immagini surreali, tra gioco e ironia, e un ingenuo primitivismo esaltato nelle grandi personali in Italia e all’estero, non ultime le sale personali al Grand Palais di Parigi per la FIAC, alla Galleria Blumen di Lugano, a La Colomba di Torino, alla Toninelli di Roma e Milano, all’Art Curial di Parigi, a L’Arco di Roma. Muore a Roma il 5 aprile 1981.