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La personalità di Breton si definisce a partire dalla lettura di Freud e dalla scoperta delle opere di Huysmans, Mallarmé, Apollinaire e Baudelaire che propiziano l’avvicinamento alle arti figurative e all’immediato interesse per Paul Signac, Edouard Vuillard, Pierre Bonnard e Gustave Moreau. Sono del 1912 le sue prime poesie, firmate con lo pseudonimo René Dobrant, l'anagramma del suo nome, mentre l'anno successivo altri suoi versi vengono sottoposti all'attenzione di Paul Valery e, in seguito, pubblicati sulla rivista francese La falange. Nel 1919, Breton annuncia a Tristan Tzara il proprio entusiasmo per il Manifesto Dada 3e con Soupault e Aragon fonda la rivista "Littérature", a cui collaboreranno anche Paul Morand, Jean Cocteau, Max Jacob e Jean Giraudoux, diventa amico di Francis Picabia e, nel 1920, aderisce con convinzione al Dadaismo. È del 1924 il primo manifesto del Surrealismo, che ha radici lontane (Lautréamont) e al quale contribuiscono Pierre Naville, Robert Desnos, Roger Vitrac e Benjamin Péret. Scrive: "Surrealismo, s.m. Automatismo psichico puro per mezzo del quale ci si propone di esprimere, o verbalmente, o per iscritto, o in qualsiasi altro modo, il funzionamento reale del pensiero. Dettato del pensiero, in assenza d'ogni controllo esercitato dalla ragione, al di fuori d'ogni preoccupazione estetica o morale". In sostanza, la totale libertà dell’immaginazione, lo sprigionarsi di un automatismo psichico puro.
Tra il '32 e il '40, Breton scrive alcuni dei suoi libri più importanti: I vasi comunicanti (1932), L'amore folle (1937), l' Antologia dell'humour nero (1940), senza mai fare “letteratura”, esprimendosi nelle forme più varie, teso a trovare un punto d’incontro tra il sogno surrealista e l’azione concreta per una nuova società, tanto da porsi a modello per scrittori e poeti come René Char e Albert Camus.
Con l'avvicinarsi della guerra cambiano i suoi piani e le sue pulsioni politiche: richiamato alle armi dopo l'invasione della Polonia da parte della Germania, lavora come medico militare a Poitiers, si interessa di cinema, diventa disegnatore di immagini cariche di arbitrio o, come amava dire, di “perturbazioni”: quelle recuperate dai disegni dei bambini o dei pazzi, dalla spontaneità primitiva e anarchica che, di contro, ha avuto sempre una precisa moralità artistica, un rigore, quella “linea retta” evidente nei suoi scritti, da Le Surréalisme et la Peinture (1928) a Genèse et perspectives du Surréalisme (1941).
La mostra “Omaggio a André Breton” durerà fino al 10 dicembre 2016 e sarà accompagnata da una selezione di film, a partire da Un chien andalou di Luis Buñuel e Salvador Dalí.

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